RESIDENCE PELONI

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STORIA

Questa parte della città, nota per la salubrità dell’aria e per la ricchezza di acqua, era anticamente chiamata (e lo è tuttora) gli “Orti Redi”, dal nome della nobile famiglia Redi che fin dal 1600 possedeva questi territori.

Via Francesco Redi, dal Ponte di Staggiano costeggiando gli Orti Redi e passando a sud del Convento dei Cappuccini, si dirige con linea diritta alla località detta Fonte Veneziana, che si trova nei pressi dell'Ospedale e del Sanatorio, a nord di quest'ultimo.
Il nome di Fonte Veneziana sembra derivare, per corruzione popolare, dal nome antico «Fonte Guinizzelli».
Il Pasqui così ne parla: «Presentemente ritiene questa denominazione un caseggiato . .. Vi era nei passati tempi una grande fonte alimentata da una conduttura romana fatta con robusti docci di pietra. L'acqua proveniva dalla sorgente di Poti. Nel sec. XIII a causa delle guerre l'antico acquedotto fu rovinato ma il Vasari ci attesta che Iacopo da Casentino lo restaurò e l'acqua rifluì alla fonte pubblica detta allora Fons Guinicelli. Fino a tutto il secolo XV esisteva la muraglia di prospetto sulla quale erano apposte le armi del Podestà e del Comune. Ma più tardi la Fonte venne abbandonata non risultando più utile potendo i cittadini servirsi delle fonti e dei pozzi dentro le mura e della grande fontana eretta in piazza Grande ».
Nel 1859 il nome della Fonte Veneziana tornò alla ribalta perché vi si rinvennero i resti di un edificio etrusco a carattere sacro, con una stipe votiva comprendente circa 180 figure bronzee, altri oggetti di carattere votivo, pietre incise, anelli d'oro e d'argento, aes rude ed un'iscrizione etrusca in pietra tufacea. Indubbiamente vi si praticava il culto delle acque salutari. L'ultimo studioso che si è occupato di questi reperti così li descrive: «Quando fu scoperto questo materiale fu attribuito genericamente all'età arcaica. Poi andò disperso e noi lo conosciamo soltanto da alcuni disegni . Figurine di devoti che indossano il tutulus, l'antico copricapo appuntito di lana in uso appunto nella età arcaica .. . Figurine di animali . . . Figurine di dame etrusche che in dossano un peplo ricamato riccamente, in verità molto elegante. Altre figurine portano abiti semplici e aderenti. Altre figurine ancora rappresentano arti umani, dei quali si richiedeva la guarigione alla divinità a cui era consacrata la stipe » (A. Fatucchi). 

da "Immagine di Arezzo", Angelo Tafi, Banca Etruria, 1978